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Rifredi - Le Panche

 

Si ritiene che "Le Panche" fosse la denominazione derivante dalle opere di difesa realizzate per proteggere le terre circostanti dalle piene del Terzolle e sistemate lungo gli argini, che si chiamavano appunto panche, panchine o pancali.

La storia di Rifredi è molto antica, più di quanto si potrebbe pensare osservando la sua posizione; Rifredi si trova infatti abbastanza fuori dal centro storico, in direzione Nord-Ovest. Il rione di Rifredi è legato sin dal suo passato alla Chiesa di Santo Stefano in Pane dove, dal 1912 al 1955, fu parroco don Giulio Facibeni che, alla sua morte, fu sepolto nel cimitero di Rifredi.

Santo Stefano in Pane


La Pieve venne edificata nei secoli XI-XII subito fuori città, al centro di un vasto territorio tra la collina di Serpiolle e Careggi e la piana del Lippi, che sarebbe diventato appunto Rifredi. La zona divenne immagine di una comunità rurale sparsa lungo la piana del Terzolle; questo fiume, affluente dell'Arno, nelle stagioni delle piogge si gonfiava a dismisura, provocando disastrose piene, raccontate nelle cronache dei secoli, che distruggevano le terre circostanti che a fatica i contadini avevano trasformato in fertili campi. La chiesa divenne parte di quella organizzazione plebana sviluppatasi lungo quella via consolare che attraverso la pianura fiorentina (S. Martino a Sesto, S. Donato a Calenzano ecc.) risaliva la Val di Marina verso Bologna. Ma il luogo, fin dall'inizio, era destinato a divenire un importante crocevia; non a caso il torrente Terzolle deve il suo nome a "Tertium Lapidem": così infatti veniva detta la pietra che segnava il terzo miglio dalla via Cassia Nuova, che all'altezza del Ponte di Rifredi s'inseriva nella via Cassia Vetus e proseguiva fino a Quarto, Quinto, Sesto e Settimello: tutti nomi derivati dalle pietre miliari che indicavano la distanza di quel punto dal centro di Firenze.

Il Terzolle a Rifredi

Tra l'altro questa etimologia denuncia un'origine romana, origine confermata dal fatto che sulla riva destra del Terzolle sorgeva un insediamento romano con annessa necropoli, i cui resti sono venuti alla luce nell'Ottocento, che si estendeva dal ponte fino alla Pieve dedicata al protomartire Stefano. Si trattava di una delle tante stazioni, erette lungo le principali strade, dotate di quanto occorreva ai soldati e ai viaggiatori per far rifornimento e quindi ripartire verso le rispettive destinazioni: cambio di cavalli, un fabbro, una locanda.

Da ponte eretto sul Terzolle, in origine detto Rifredi, prese il nome l'omonimo rione. Gli etimologisti non sono però riusciti a dare una spiegazione univoca: per alcuni deriverebbe da "Riofreddo" (nome che appare in una "Carta del prezioso Archivio di San Lorenzo" del 1201), altri, più semplicemente, ricercano l'origine nel fatto che il corso d'acqua aveva temperature molto basse, per cui venne detto "Rivus Frigidus" e poi, per assonanza, Rifredi.
La chiesa era chiamata anche con i nomi di "Santo Stefano a Rifredi" o "Santo Stefano alle Panche", dal nome del piccolo borgo omonimo (ancora oggi la strada si chiama via delle panche). Si ritiene che "Le Panche" fosse la denominazione derivante dalle opere di difesa realizzate per proteggere le terre circostanti dalle piene del Terzolle e sistemate lungo gli argini, che si chiamavano appunto panche, panchine o pancali. Col passare del tempo la chiesa prese ufficialmente il nome odierno. Trascorrono i secoli e aumentano sia i rifredini sia i confini della zona. Molte importanti famiglie fiorentine la scelgono per costruirvi le loro ville: Medici, Strozzi, Cellini, Vespucci, Brunelleschi, Steccuti, Del Bene e Guidotti.
Sono gli anni in cui Rifredi è scenario di molteplici scorribande e guerre ad opera delle milizie di Castruccio Castracani, di Azzo Visconti di Milano, dell'inglese John Hawkwood detto l'Acuto, al soldo dei "cugini" pisani.
All'epoca l'agglomerato di case e ville dava ospitalità ad una popolazione già piuttosto numerosa, destinata ad aumentare nei secoli a venire. L'espansione fu notevole, come si nota osservando le zone appartenenti al contado di Rifredi in periodi diversi. Nel XIV secolo ne facevano parte: S. Silvestro a Ruffignano, S. Maria a Peretola, S. Maria a Novoli, S. Michele a Castello, S. Lorenzo a Serpiolle, S. Piero a Careggi e S. Maria a Quarto . Nel 1630, oltre a quelli menzionati, risultano ricadere sotto la giurisdizione del Pievano di S. Stefano in Pane anche i popoli di S.Cristofano a Novoli, S. Donato in Polverosa, S.Jacopo in Polverosa, S. Martino a Montughi.
Distinguere storicamente la Pieve di S. Stefano in Pane, il Ponte di Rifredi e il torrente Terzolle è difficile: ogni locazione apparentemente a sé stante è in realtà parte dell'altra e da essa pressoché inscindibile.
La villa medicea di Careggi

La Villa Medicea di Careggi è una delle più antiche tra le ville appartenute alla famiglia Medici. Si trova nella zona leggermente in collina nel quartiere di Rifredi

Acquistata dalla famiglia Medici nel 1417, alla morte di Giovanni di Bicci dei Medici la villa venne ereditata dal figlio Cosimo il Vecchio che incaricò Michelozzo di ristrutturarla. L'intervento fu decisamente consistente ed ebbe come centro generatore il cortile loggiato caratterizzato dalla sua forma trapezoidale. A Michelozzo si deve anche l'apertura delle logge, ai piani superiori, che resero l'edificio più aperto verso il giardino e il paesaggio circostante. Dopo la morte di Cosimo il Vecchio, avvenuta proprio a Careggi nel 1464, seguita cinque anni dopo da quella del figlio, fu il nipote Lorenzo il Magnifico a diventare il capo della famiglia Medici. Qui Lorenzo si riuniva con i suoi amici membri dell'Accademia Platonica ed è qui che passo gli ultimi anni della sua vita fino al 1492, anno della sua morte. Del giardino al tempo di Lorenzo rimangono alcune descrizioni che parlano di una vegetazione composta da mirti, olivi, querce, pioppi, pini, platani, piante di agrumi, spezie, mirra e incenso. Tale descrizione fa pensare ad un giardino articolato in due parti, una coltivata a fiori e frutta ed un'altra che costituiva il selvatico. Con la morte di Lorenzo il Magnifico, inizia un periodo di decadenza della villa interrotto dal cardinale Carlo che dopo il 1615 intraprese un ampio progetto di trasformazione degli interni e del giardino. Passata alla casa Lorena dopo che questi succedettero nel Granducato ai Medici, la proprietà venne venduta nel 1779 a Vincenzo Orsi. La famiglia Orsi nel 1848 la rivendette al ricco inglese Francis Sloane, geologo e studioso di scienze naturali. A Sloane si devono gli interventi di trasformazione del giardino con la creazione del parco "romantico", nel quale utilizzò molte specie arboree esotiche tuttora esistenti (cedri del Libano e dell'Himalaya, sequoie della California , corbezzoli di Grecia, palme), e la costruzione di una limonaia dove si trovavano, una preziosa collezione di agrumi, e molte varietà di palme. Dopo la morte di Sloane, la villa cambiò più volte proprietà, fino al definitivo acquisto da parte dell'Arcispedale di Santa Maria Nuova nel 1936.

Le

Panche

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